PLANETA S.O.S. PROGRAM ESSENTIAL DEFENCE AND AGGRESSIVE MIND

"Sistema Operativo di Sopravvivenza"

"Difesa Essenziale e Mente Aggressiva"

 

Il S.O.S Program è un programma di facile apprendimento, è difesa personale allo stato puro, niente fronzoli, niente coreografia, solo tattiche e tecniche in grado di farci portare la pelle a casa il più sani possibile.

Il S.O.S. Program si divide in 3 fasi di studio base:

 

-          Fase 1: PREVENZIONE

-          Fase 2: MEDIAZIONE

-          Fase 3: ASSALTO

 

Nella prima fase,

viene spiegato che la vera “Difesa Personale” non è fatta da confronto ma da “PREVENZIONE”.

Il semplice fatto di conoscere delle tecniche di arti marziali non garantisce a nessuno di essere esente da aggressioni da parte di balordi e di uscirne incolumi.

Quindi la strategia preventiva rimane l’arma numero uno per eccellenza in questo campo.

Ecco alcuni esempi:

  1. - Quando saliamo in macchina, chiudersi dentro è un ottima regola per evitare di 
  2.   dare la possibilità a qualcuno di aprire a sorpresa la portiera della macchina
  3.   quando siamo fermi ad un semaforo, o mentre ci stiamo mettendo la cintura di 
  4.   sicurezza appena entrati in macchina in un parcheggio.
  5. - Evitare di tenere soldi e documenti nel porta fogli e/o borsa, e tenerli addosso
  6.   nelle tasche.
  7. - Quando siamo in giro e a volte istintivamente ci voltiamo per specchiarci nelle
  8.   vetrina di passaggio (lo facciamo spesso tutti!), ogni tanto guardiamo anche
  9.   dietro le spalle, magari non vedremo nessuno, ma il gesto stesso manterrà la
  10.   mente vigile e non ci distrarremo.
  11. - Quando usiamo l’IPOD evitiamo di usare tutti e due gli auricolari per ascoltare la
  12.   musica, lasciamo un orecchio scoperto e moderiamo il volume in modo da 
  13.   mantenere la concentrazione giusa su ciò che ci circonda.
  14. - Se abbiamo l’orologio al polso e qualcuno ci ferma per chiederci “che ore
  15.   sono?”, non abbassiamo mai lo sguardo, perché per leggere l’ora ci
  16.   distrarremmo, facciamo piuttosto vedere l’orologio alla persona, cosi, qualora
  17.   fosse stato un balordo, non avremo usato un atteggiamento maleducato e
  18.   quindi non gli avremo dato lo spunto per attaccare briga, e gli faremo saltare
  19.   l’effetto sorpresa, facendo esattamente quello che lui non si aspetta, sarà lui,
  20.   ora, ad abbassare lo sguardo, mentre la nostra attenzione sarà al 100% su di
  21.   lui. Il più delle volte, questa reazione è sufficiente per farli desistere dalle loro
  22.   intenzioni.
  23. - Quando siamo sull’autobus, in metro o sul treno, evitiamo di isolarci, cerchiamo
  24.   di stare sempre in mezzo alla gente, possibilmente in presenza di altre donne.
  25. - Se siamo sull’autobus e qualcuno ci fissa spudoratamente, evitiamo di incrociare
  26.   il suo sguardo, in modo da non creare nessun collegamento con l’individuo,
  27.   teniamolo sotto controllo con la vista periferica la famosa (coda dell’occhio),
  28.   guardando qualcuno o qualcosa nelle sue vicinanze, ma se la tensione si fa
  29.   sentire alzarsi e andare vicino l’autista può fare la differenza.
  30.   Ecc. ecc…

 

Nella seconda fase,

si lavora sulla comunicazioneverbale e fisica, postura del corpo per creare un allarme visivo che venga notato dagli altri passanti attirando l'attenzione, posizione di guardia non aggressiva con le mani alte in segno di "fermati/calmati" (ISTINTO DI PROTEZIONE/PAURA) ma comunque pronta a colpire, tono di voce da utilizzare e sulla capacità di non portare l’aggressore ad una sfida.

In caso di sola rapina, si spiega l’importanza di assecondare l’aggressore, se questo vuole solo oggetti materiali, diamoglieli, non vale la pena rischiare la propria vita per oggetti che possiamo ricomprare.

 

Nella terza fase,

si passa all’assalto.

Dove la prevenzione fallisce per errori di valutazione o altro, dove la mediazione viene a meno perché il malintenzionato passa subito al dunque, non si ha altra scelta, li siamo al punto di non ritorno, o reagiamo o subiamo.

Una volta alte le mani (ISTINTO DI PROTEZIONE/PAURA), ci creiamo una serie di OPPORTUNITA’:

  1. Attiriamo l’attenzione dei passanti creando un allarme visivo che vada a smontare l’intenzione dell’aggressore che, ovviamente, non gradisce testimoni, e un chiaro segno di “STOP” nei confronti dell’aggressore.
  2. Creiamo anche una linea di confine che non dobbiamo permettere di fargli oltrepassare, che è proprio la distanza delle braccia (distanza minima), se tenta di superare questa distanza dobbiamo passare all'assalto.
  3. Le mani sono aperte come pronte a respingere qualcosa di indesiderato e le dita sono ad altezza occhi pronte a frustarli con un “finger jab” quando questi si avvicini troppo.

Quindi quando l’aggressore fa un passo avanti e tenta di avvicinarsi superando questa la linea di confine che abbiamo tracciato, in questa fase esplodiamo con una serie di percussioni ai bersagli deboli del corpo. Facciamo esattamente quello che lui non si aspetta… “ASSALIAMO” l’aggressore partendo per primi, cogliendo quell’attimo in qui lui è concentrato più ad avanzare con sicurezza per via della nostra posizione pacifica, e reagiamo in maniera rapida, esplosiva, e continuativa, utilizzando l’effetto sorpresa e determinati a sopravvivere.

Ricordiamo che l’aggressore “SCEGLIE” in base a diversi elementi le sue vittime, non va mai a caso, ed è la sua convinzione nell’essere più forte di noi che è la nostra arma vincente.

Nelle migliori delle ipotesi abbiamo solo un colpo in canna, quindi allenaimoci a colpire i bersagli in maniera rapida e precisa.

 

Studio scientifico dei bersagli da colpire:

 

  1. Occhi
  2. Orecchie
  3. Mento/mandibola
  4. Collo/trachea
  5. Osso pubico
  6. Genitali
  7. Ginocchia

 

Una volta studiati i bersagli da colpire e visto come colpirli, si eseguono degli esercizi ciclici per sciogliere e allenare le abilità del corpo nel muoversi e nel colpire i bersagli.

Poi si passa alla chiusura della distanza, dove andiamo a gestire l’aggressione brutale e immediata dell’aggressore, che si scaglia contro di noi il più delle volte da corta distanza, proprio per assicurarsi una buona riuscita nell’intervento, utilizziamo una serie di coperture della linea alta del corpo con i gomiti dette “COVER” che vanno a proteggere i punti vulnerabili della testa coprendo la zona CENTRALE e LATERALE della testa, la zona che più istintivamente si va a colpire prima, e a distruggere le eventuali armi, in questo caso “pugni e/o muscolatura interno braccia” che l’aggressore può scagliarci contro facendoli impattare contro la punta dei gomiti.

Inutile dilungarsi sull’effetto che un gomito produce su un pugno. Queste cover ci permettono di entrare nella guardia avversaria limitando i danni che potremmo subire da parte di in un attacco immediato e lanciato. Una volta sfondata la sua difesa ed entrati in contatto, la fase di ASSALTO prevede un programma tecnico proggressivo:

 

-          Eyes gouge - (tradotto)"sgorbiare gli occhi" Pressioni e graffi agli occhi con i pollici

-          Head bud - Testata

-          Knee - Ginocchiata

-          Elbowe - Gomitata

 

Il tutto viene ripetuto in maniera ciclica per fissare le tecniche e le meccaniche di movimento migliorando la padronanza delle stesse fondendole tra loro.

Successivamente si passa ad un'altro livello del programma, la fase degli “IMPREVISTI”.

In questa fase studiamo la possibilità di una reazione da parte dell’aggressore che non sente sufficientemente i colpi o che comunque non demorde dalla sua intenzione e chiudendo la distanza ci afferra entrando nella fase delle “PRESE”.

Si studiano solo le prese più significative, cioè quelle con la più alta probabilità di trovarle per la strada, esempio:

 

-          Presa ai polsi su diverse altezze

-          Strangolamenti da davanti e da dietro

-          Laccio al collo

-          Bloccaggi e cinture da davanti e da dietro

-          Ecc..

 

Ultima fase, il “SUOLO”

Questa parte non è da confondere con la lotta al suolo, perché la priorità e rialzarsi e fuggire.

È chiaro che l’obbiettivo nella difesa personale è non finire a terra, questo almeno è il nostro pensiero, ma dall’altra parte ci troviamo di fronte ad una o più persone che hanno questa intenzione e possono anche riuscirci, a questo punto se si finisce al suolo la parola chiave è “SOPRAVVIVERE E RIALZARSI”.

Se finiamo a terra l’obbiettivo primario deve essere rialzarsi il più velocemente possibile, ma se non fosse possibile subito, dobbiamo conosce almeno delle tecniche semplici per gestire quell’attimo di difficoltà, trasformando una situazione di svantaggio in quella di vantaggio.

 

-          Tecnica di copertura al suolo

-          Utilizzo delle gambe come armi effetto mitraglia

-          Tenere sempre le nostre armi (GAMBE) rivolte verso il nemico

-          Rotolamenti, rotazioni e spostamenti

-          Esercizi per sviluppare una muscolatura adeguata per tirarsi su il più velocemente possibile

 

Questa è il livello basilare del programma.

 

Nel livello intermedio e avanzato, invece, il tutto viene inserito all’ interno di esercizi ciclici che portano gradualmente il praticante a reagire istintivamente sotto “STRESS PSICO/FISICO”

 

-          Circuiti di corsa A-B-C

-          Potenziamento muscolare CROSS FIT

-          Ecc.

 

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Consulente e Rsponsabile Legale: Lacerenza Ciro